vanessa nakate

È stata inclusa dalla BBC tra le 100 donne più illuminate del 2020: ecco la storia di Vanessa Nakate.

Biografia in breve

Nata nel 1996 a Kampala, oggi Nakate è nota in tutto il mondo per essere la portavoce del Fridays for Future in Uganda.

Tutto è partito nel gennaio 2019 con il suo primo sciopero di protesta per denunciare gli effetti del cambiamento climatico. A quello ne sono seguiti molti altri, che si sono ripetuti ogni venerdì.

In quest’intervista che ha rilasciato in occasione di COP25, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici organizzata in Spagna, ha dichiarato:

All’inizio la gente trovava strano che io fossi in strada, qualcuno ha fatto anche commenti negativi, come che stavo perdendo il mio tempo e che il Governo non mi avrebbe mai ascoltata, ma io sono andata avanti.

E Vanessa Nakate non si è fermata, avviando una serie di iniziative per apportare un cambiamento reale nel suo Paese, come il Green School Project per dotare le scuole di pannelli solari e stufe ecologiche in modo da diminuire il consumo di legna e le emissioni di gas serra.

Più volte ha denunciato il fatto che raramente i media danno la giusta copertura alla situazione ambientale africana, concentrandosi di più su calamità che vanno a colpire l’Occidente.

Nel suo libro “A bigger picture” (“Una fotografia più grande”, per il momento non ancora disponibile in italiano) racconta di quando una testata l’aveva “tagliata” da una foto del World Economic Forum di Davos in cui era presente insieme ad altre 4 colleghe, che condividevano la sua battaglia ambientale ma che differivano da lei per il colore della pelle, dato che erano tutte bianche.

Rise up Climate Movement

“Rise up movement” è il movimento che ha fondato con l’obiettivo di sensibilizzare sempre più giovani sui cambiamenti climatici, a partire già dalla scuola primaria.

In particolare ha portato all’attenzione mondiale la situazione della foresta pluviale congolese, minacciata costantemente dai trafficanti di legname e dall’urbanizzazione.

Non solo: Vanessa sottolinea come l’Africa, il continente che emette meno CO2, sia fra quelli più colpiti a livello climatico, tra alluvioni, siccità e invasioni di locuste.

E dato che l’economia del continente si basa principalmente sull’agricoltura, questi fenomeni hanno un impatto devastante sulla vita dei suoi abitanti.

Se le coltivazioni vengono distrutte significa che ci sarà meno cibo e a un prezzo più caro, condannando sempre più persone alla fame. E la fame porta a:

  • bambine costrette a matrimoni precoci per dare una dote alla famiglia;
  • bambini reclutati dalla criminalità;
  • migrazioni e sfollamenti.

Insomma, come dicevamo anche in quest’articolo, c’è una connessione tra i diritti umani, il benessere delle persone e i cambiamenti climatici.

Nakate allo Youth4Climate di Milano

Recentemente l’attivista ugandese è stata a Milano in occasione del dibattito Youth4Climate, dove ha ribadito la necessità di invertire il trend del surriscaldamento globale.

Insieme a Vanessa Nakate, c’erano altri 399 giovani, tra i quali Greta Thunberg, che ha ricordato che ormai servono i fatti, non solo i “bla bla bla”.