Lavorare bene da casa ed essere produttivi grazie allo smart working

Il 1° marzo 2020 il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte ha emanato un decretoper invitare le aziende ad avvalersi dello smart working come misura per evitare assembramenti e contenere il contagio del Covid-19.

Da allora le ricerche su Internet concernenti questa parola sono decisamente aumentate, segnale che c’è bisogno di una maggiore chiarezza a riguardo.

Ricerche Internet Smart Working

Fonte: Google Trends

Ecco perché abbiamo deciso di fare luce su questo tipo di lavoro.

Come funziona lo Smart Working: il lavoro oggi è più che mai agile.

Nessun vincolo di luogo e orario; questo è in sostanza ciò che prevede lo smart working, una modalità di lavoro agile che permette alle persone di gestire in maniera autonoma il tempo da dedicare alla professione e alla vita privata, basandosi più sugli obiettivi da raggiungere che sulla presenza fisica.

Certo lavorare da remoto non è una possibilità applicabile a qualsiasi mestiere, inoltre richiede una strumentazione adeguata, come computer e una buona connessione a Internet. Ma non è tutto qui.

Lo smart working è sicuramente dipendente da tecnologie e strumenti, ma ancora di più dipende dalla capacità di riorganizzarsi, su due dimensioni: personale (imparare a gestire il tempo, i propri obiettivi, creare una disciplina giornaliera nuova, attivare nuovi modi per interagire coi colleghi); aziendale (gestire un team remoto richiede regole più chiare, deleghe più esplicite, protocolli di comunicazione più definiti, sistemi decisionali più strutturati, informazioni più accessibili).

Francesco Frugiuele, fondatore e CEO di Kopernicana2

 

Lo smart working è regolato dalla legge 81/2017, che prevede:

  • parità remunerativa rispetto allo stesso lavoro svolto con modalità ordinaria;
  • parità normativa, comprese le tutele in caso di infortuni e malattie professionali.

C’è differenza tra telelavoro e smart working?

Sebbene simili, lo smart working è diverso dal telelavoro. In quest’ultimo caso non è prevista una postazione fissa all’interno della sede centrale, il datore ha l’obbligo di eseguire ispezioni e il tempo di riposo è regolamentato.

Lo smart worker invece può avere una sua postazione in azienda, ma semplicemente non vi è vincolato, così come è libero di gestire i propri tempi.

Come lavorare bene da casa: essere più produttivi in smart working si può.

Lavorare in un contesto che non sia quello d’ufficio può comunque avere degli svantaggi, primo tra tutti quello di essere soggetti a più distrazioni. Ecco alcuni consigli per rendere il lavoro più… Smart.

  • Trova una seduta comoda, ma non troppo: poltrone e divani non fanno bene alla schiena. Sarebbe meglio avere una seduta regolabile in altezza e reclinabile, in maniera da facilitare la corretta postura. Se possibile, munisciti anche di apposito poggiapiedi.
  • Tieni il monitor sott’occhio: il monitor deve essere leggermente più in basso rispetto all’altezza del tuo sguardo. Per evitare di sforzare troppo gli occhi, tieni lo schermo a debita distanza (es. dai 50 ai 70 cm per un 15/17 pollici).
  • Fai attenzione alla luce: scegli la parte di casa da cui entra una bella luce naturale, ma assicurati che questa non vada a sbattere proprio contro lo schermo su cui lavori.
  • Fai attenzione ai suoni: per concentrarsi c’è chi ha bisogno di estremo silenzio e c’è chi si lascia cullare dalla musica. In entrambi i casi un paio di cuffie possono rivelarsi utili per limitare i rumori esterni.
  • Ricorda che essere a casa non significa essere sempre reperibili: tieni separati i momenti di lavoro da quelli personali. Certo la base dello smart working è la flessibilità, ma fissa un orario oltre il quale staccare. Farà bene alla tua mente e al fisico.
  • Silenzia le notifiche dello smartphone: il cellulare e i social network sono un importante strumento per tenersi aggiornati, ma sono anche la principale fonte di distrazione. Stabilisci delle fasce orarie in cui non ricevere notifiche.
  • Prova con la “tecnica del pomodoro”: secondo Francesco Cirillo, fondatore di una società di consulenza nel campo delle metodologie agili, per gestire al meglio il tempo dobbiamo suddividerlo in archi brevi di lavoro intenso, della durata di 25 minuti circa, al termine dei quali possiamo concederci una pausa da 5 minuti. Per aiutarci possiamo avvalerci di un timer, come ha fatto Cirillo ai tempi dell’università – nel suo caso, il timer era a forma di pomodoro, che ha dato il nome alla sua tecnica3. Ogni 4 sveglie si ha diritto a una pausa un po’ più lunga, anche di mezz’ora.

Fonti:

  1. Smart working – Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
  2. “Smart working: non replica l’ufficio con lavoratori remoti, può essere molto più produttivo” – La Stampa
  3. “La tecnica del pomodoro”