A tu per tu con Michele Governatori, Presidente di European Energy Retailers, network europeo di associazioni di operatori dell’energia e professionista del settore energetico dal 1998.

Michele Governatori

A lui abbiamo chiesto cosa aspettarci in un futuro incerto in cui si parla a tratti alterni di fine del mercato di tutela del settore energetico. Soprattutto per i consumatori. Lo stop al regime di maggior tutela, previsto per luglio 2019, è infatti slittato ulteriormente di un anno, al 2020. E questa volta a manifestare le sue titubanze non è stata l’Authority, ma il Governo, con un emendamento al decreto Milleproroghe, recentemente promosso da M5S e Lega.

Partiamo dall’inizio. Cosa significa fine del mercato di maggior tutela dell’energia per i cittadini italiani? E per l’Italia?

Significherà il compiersi di un percorso coerente con l’impianto delle liberalizzazioni: la piena responsabilizzazione di tutti i clienti dell’energia che in presenza di mercati efficienti e correttamente vigilati non hanno bisogno di avere tariffe amministrate, men che meno con un nome (“maggior tutela”) che sembra fatto apposta per dire che al di fuori di quell’ambito le tutele sono più deboli.

Perché l’Italia pare non essere pronta al passaggio al mercato libero? Perché la fine della maggior tutela fa paura?

Secondo me è soprattutto la politica che è poco pronta. Questo si lega a un discorso più vasto che esorbita dall’ambito di questa intervista, ma è chiaro che se i politici assecondano (o addirittura alimentano) le paure anziché fornire gli strumenti per dissolverle, difficilmente fanno riforme lungimiranti. Il mercato funziona se tutti, i clienti in primis, sono responsabilizzati e attivi nell’attuare le proprie prerogative. Il legislatore e il regolatore, a partire da quello europeo, hanno costruito un sistema che ha tutti gli elementi per sviluppare un settore dell’energia con maggiore qualità, investimenti, competitività, e i risultati si vedono: i prezzi della parte di mercato delle bollette sono scesi, la qualità della generazione (in particolare in Italia) migliorata, l’attenzione ai clienti – grazie alla concorrenza e alle regole imposte dalle authority – più alta. Ora i politici dovrebbero chiudere il cerchio, se mai spiegando ai cittadini ancora scettici perché e come il sistema funziona, anziché spaventarsi se non possono promettere che chiunque pagherà meno. Cosa che non possono promettere semplicemente perché in un mercato libero i consumatori possono decidere di cercare il prezzo basso oppure di cercare altro. E quel che conta è che abbiano la consapevolezza di tutte le opzioni. Promettere per semplificazione di propaganda che “tutti pagheranno meno” significa anche – implicitamente – promettere un prezzo politico dell’energia, il che a sua volta significa, tra le altre cose, disincentivare tutte le offerte più competitive di quel prezzo politico. E la conseguenza ultima è impedire a tutti i clienti di avvantaggiarsi della concorrenza.

Il governo ha annunciato che stilerà ‘un sistema competitivo e trasparente’ per traghettare i cittadini verso una scelta consapevole. Cosa dobbiamo aspettarci dopo l’introduzione delle offerte placet? Un sistema ad aste per gli indecisi è plausibile?

Se con aste per gli indecisi intendiamo un sistema contendibile per attribuire la fornitura a chi è senza fornitore (incluso chi non ne ha scelto uno prima della fine delle tariffe regolate), direi che esse sono più che plausibili. Sarebbe una sorta di estensione del servizio di “salvaguardia” ai clienti che avevano diritto alla “maggior tutela”. Una sorta di servizio di limbo fatto – secondo la legge – anche in modo da incentivare la successiva scelta attiva di un fornitore sul mercato.

Le offerte Placet sono una forma di tariffa standard facilmente confrontabile che permette a tutti i clienti di scegliere con facilità sulla base del prezzo. Possono essere un ragionevole compromesso, almeno per un po’, tra l’esigenza  di responsabilizzare il cliente e quella di permettere vita facile a chi voglia una fornitura base in termini di indicizzazione e di servizi aggiuntivi. Spero che a tendere gran parte dei clienti andrà invece verso offerte personalizzate, rese possibili dalle prerogative dei singoli fornitori, dalla loro capacità di innovare e di arricchire le proposte. Se l’uscita dalla “trappola della commodity” nella fornitura d’energia poteva sembrare una chimera fino a qualche tempo fa, non credo sarà più così nel futuro prossimo: la tecnologia e il cambio di paradigma (modello decentralizzato, autoproduzione, grande disponibilità di dati e di automazione nella risposta dei clienti) renderanno quasi scontato sostituire la vendita di commodity con quella di servizi più personalizzati e con più valore aggiunto commerciale.

Come si comporta il resto dell’Europa?

Direi a macchia di leopardo. Per un Portogallo che sceglie la strada di un disincentivo economico forte ai clienti passivi, c’è una Gran Bretagna (anticipazione di Brexit?) il cui Governo minaccia un price cap di Stato per le tariffe (tra la sollevazione degli economisti che spiegano che questo aumenterebbe le rendite degli operatori anziché rendere complessivamente più efficiente il sistema).

Conviene il mercato libero? Quali i vantaggi di un mercato ‘non tutelato’ e quali i possibili rischi per i
consumatori?

La libertà e la responsabilità. Per i clienti: di scegliere e di monitorare, per i fornitori: di investire in un prodotto con valore aggiunto vero.

Come prepararsi, quindi, alla fine del mercato di maggior tutela con atteggiamento sereno e consapevole?

Ignorare gli slogan e le pubblicità vaghe (solo a me le pubblicità basate sulle varie accezioni di energia ma dove non si spiega concretamente qual è la proposta commerciale fanno addormentare?), scegliere con i propri tempi (che non vuol dire nel 2020 eh) e non sull’onda di telefonate vagamente minacciose da parte di agenzie mediocri, divertirsi a guardare con occhio critico i siti dei tanti fornitori, premiare chi ha un buon customer care. Insomma: fare i consumatori adulti sull’energia come lo facciamo con tanti altri servizi anche più complessi.