Massimo Cirri

È il papà di Caterpillar, la trasmissione più gettonata (e simpatica) di Radio Rai 2, quella che ha ideato M’illumino di meno, l’evento più illuminante del pianeta. È il paladino della giustizia ambientale radiofonica e della salute neuronale nei centri di salute mentale delle principali città italiane.

Scrittore, psicologo, conduttore, autore teatrale, amico dell’ambiente Massimo ha fatto dell’energia creativa il punto fondante della sua professionalità. E noi l’abbiamo incontrato.

Massimo, cosa significa per te essere energetico? E cosa fai per mantenere alta la tua energia?

Non sono proprio sicuro di essere così tanto energetico… Mi è capitato, ma è stato un caso della vita, di trovarmi a fare più cose contemporaneamente. Lo psicologo nel servizio sanitario nazionale, al mattino, e quello che parla alla radio nel pomeriggio. Ma sono due passioni. E le passioni generano energia e se fai due cose insieme hai sempre alibi per dirti, quando una va male, che l’importante è l’altra. E viceversa. L’energia la mantengo così, stando un po’ qua e un po’ là, anche se adesso la radio ha preso il sopravvento e lo psicologo lo faccio solo un po’ per la CGIL. Ma resto poligamo, lavorativamente. La poligamia è come avere due pacchetti di batterie a disposizione. Va rivalutata.

Radio, teatro… Ci racconti i tuoi esordi nel mondo dello spettacolo? Quale potere fascinatorio ed energia occulta legano ancora il tuo destino al palcoscenico?

È iniziato per caso, un altro caso, a Radio Popolare, a Milano. Accompagno una collega del servizio di salute mentale che va a trovare un amico che ci lavora. Lui mi chiede di “prestargli” la voce – avevo un accento toscano bello pieno – per leggere in onda delle poesie sue “demenziali”. Lo faccio per un po’. Una volta vado in radio ma lui non c’è. Sto per andar via poi qualcuno mi fa notare che sono poesie sceme, non è mica Leopardi, e posso farle anch’io. Così sono restato. Il resto è venuto da lì. La matrice energetica credo sia ancora in quel demenziale: il piacere di fare cose un po’ vere e un po’ leggere.

Per venticinque anni hai lavorato nei servizi pubblici di salute mentale. Un’esperienza importante da cui ne è scaturito anche il libro “A colloquio”. Nella tua ottica privilegiata di psicologo cosa hai capito dell’umanità? Cosa fa di un essere un essere umano?

Sono tante le cose che ci fanno umani. Franco Basaglia con la legge 180, quella che ha chiuso i manicomi e cambiato per sempre l’idea della follia, ci ha insegnato che può capitare di diventare matti ma si resta cittadini. Quindi esseri umani. Con un po’ di follia e molti bisogni uguali a quelli degli altri: protezione, comunicazione, relazioni decenti, una casa dove stare e un lavoro.

Che cosa significa essere stato influencer su un tema importante come quello di sostenibilità ambientale? Quale futuro per Caterpillar? 

Più che influencer, con Caterpillar, siamo stati raccoglitori. Abbiamo dato la possibilità a chi già faceva qualcosa per il risparmio energetico, per l’ambiente, a chi si inventa un modello di città sostenibile, di raccontarlo. E di far festa, tutti insieme. Quest’anno M’illumino di Meno è il 6 marzo. Chiediamo di spegnere le luci non indispensabili e di piantare un albero. 

Non servono Greta Thunberg e i disboscamenti dell’Australia per dirci che il nostro ambiente è malato, ma serve ancora Greta per veicolare il concetto con forza. A fronte di evidenze scientifiche inequivocabili sullo stato di non salute del nostro pianeta, ha senso sensibilizzare ancora l’opinione pubblica?

Credo non si possa fare altro: la politica guarda solo al presente e alle prossime elezioni, se le elezioni sono entro due mesi. Si sta muovendo il mondo dell’economia: ma non possiamo lasciare il futuro in mano solo all’economia. Tocca all’opinione pubblica, a noi.

Un consiglio per le nuove generazioni. Quale futuro?

Non ne hanno bisogno. Ne sanno più di noi, più di me sicuramente. Hanno fretta e hanno ragione. Bisogna fare in fretta, ragionevolmente.