le mascherine antivirus

Ormai la mascherina fa parte del nostro kit base per uscire di casa ma, benché da due anni sia diventato un accessorio indispensabile nelle nostre vite, abbiamo ancora qualcosa da imparare sul suo corretto utilizzo e smaltimento.

Tipi di mascherine (chirurgiche, FFP1, FFP2, FFP3): a cosa servono e quale scegliere?

“Droplets” è una delle (tante) parole ormai entrate nel nostro vocabolario quotidiano da quando abbiamo dovuto convivere con il COVID-19. Con questo termine si indicano le particelle liquide che emettiamo quando respiriamo, parliamo, tossiamo o starnutiamo e che possono essere veicolo di diffusione del virus. Le mascherine fungono da barriera ai droplets, ma non tutte funzionano alla stessa maniera.

Si dividono principalmente in tre gruppi, ovvero:

FFP1, FFP2 e FFP3 = il loro scopo è proteggere le persone dalla contaminazione esterna (oltre che da polveri, fumi e aerosol). Possono essere munite di una valvola che aiuta lʼespirazione, evitando che si formi della condensa allʼinterno. La sigla sta per Filtering Face Piece, ovvero Protezione Facciale Filtrante, mentre i diversi numeri (1, 2 e 3) servono per distinguere lʼefficienza filtrante minima (rispettivamente, del 72%, del 92% e del 98%).

Mascherine chirurgiche = evitano che chi le indossa contamini lʼambiente circostante, limitando la trasmissione di agenti infettivi. Sono formate da due/tre strati di tessuto non tessuto, con quello esterno resistente allʼacqua, quello intermedio munito di filtro antiparticolato e quello interno che assorbe lʼumidità espirata. Di solito sono caratterizzate da delle “pieghe” che servono per permetterne lʼespansione.

Quali sono le mascherine FFP2 certificate e a norma? Come verificare la loro sicurezza.

Ormai le mascherine FFP2 sono diventate parte integrante delle nostre vite e, dopo la propagazione della variante Omicron, il loro utilizzo è diventato obbligatorio sui mezzi pubblici e nei luoghi al chiuso.

Purtroppo, però, con la crescente richiesta di questi dispositivi di protezione è aumentata anche la loro contraffazione. Per verificare che siano certificati a norma di legge e accertare la loro sicurezza, al momento dell’acquisto dobbiamo controllare che sia riportato:

  • il riferimento alla norma europea EN 149/2001, attestante il fatto che il produttore del dispositivo ha ottenuto la certificazione di validità;
  • il marchio CE seguito dal numero dell’ente di certificazione.

Un’ulteriore serie di requisiti che possiamo verificare e che costituiscono una garanzia in più per la nostra sicurezza sono:

  • il numero di lotto e di serie del dispositivo;
  • la data entro cui dobbiamo usare la mascherina;
  • il nome e l’indirizzo del produttore.

Quanto durano le mascherine, come e quando usarle?

La doverosa premessa è che la mascherina aiuta, ma è solo una parte delle misure da prendere per evitare il contagio, insieme alla distanza di almeno un metro e alla pratica di lavarsi e disinfettare spesso le mani.

Le monouso vanno cambiate dopo, appunto, il loro utilizzo, in particolare se umide, sporche o danneggiate. In generale, perdono di efficacia quando si inumidiscono a causa del respiro o dopo 4-6 ore. Le riutilizzabili vanno lavate dopo ogni utilizzo, secondo le modalità e per il numero massimo di volte indicato dal produttore.

Per quanto riguarda le FFP2, invece, anche se si possono usare più volte se mantenute pulite, sarebbe bene cambiarle dopo circa 8 ore.

Obbligo dell’uso delle mascherine: gli ultimi aggiornamenti.

Dallo scorso 11 febbraio è decaduto l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto, tuttavia, sempre secondo l’Ordinanza del 31 gennaio 2022, abbiamo l’obbligo diindossare le mascherine al chiuso fino allo scadere dello stato di emergenza, fissato al 31 marzo.

Cosa succederà dopo questa data?

Per il momento sappiamo che gli esperti suggeriscono di continuare a usare i dispositivi di protezione ancora per un po’ negli spazi chiusi e tenerli a portata di mano anche quando siamo all’aperto, nel caso si crei un assembramento o non si possa mantenere la distanza di sicurezza.

Come indossare correttamente la mascherina?

Prima di iniziare è sempre bene lavarsi le mani con acqua e sapone o con una soluzione disinfettante alcolica. Dopodiché bisogna assicurarsi che la mascherina sia ancora integra e, evitando di toccare la parte anteriore, indossarla avvalendosi dei lacci. A questo punto, bisogna verificare che naso e bocca siano perfettamente coperti, senza che ci siano spiragli ai lati – per questo motivo lʼefficienza della mascherina non è garantita nel caso di barba.

Come non appannare gli occhiali con la mascherina?

Capita a chi porta gli occhiali da vista di ritrovarsi con le lenti tutte appannate. E capita più spesso del solito da quando le mascherine sono entrate nel nostro “outfit” quotidiano.

Ci sono dei trucchi, però, per evitare questo piccolo ma fastidioso inconveniente.

Innanzitutto è importante indossare una mascherina che sia della misura corretta per il proprio volto; deve aderire bene al viso e al ponte nasale per evitare che l’aria, risalendo verso l’alto, arrivi alle lenti.

Inoltre si può ricorrere a prodotti anti-appannamento, come gel o spray, che prevengono la formazione della condensa sugli occhiali. Un’alternativa “fai da te”, e più low cost, è quella di usare acqua e sapone per il lavaggio, perché il detergente liquido lascia una sottile pellicola che aiuta le lenti a non appannarsi.

Infine, l’ultimo trucco è conosciuto anche come “metodo giapponese” e consiste nel ripiegare all’interno il bordo superiore della mascherina, impedendo che il vapore vada verso l’alto.

Dove si buttano le mascherine? Come smaltirle senza inquinare.

Le mascherine non devono mai essere gettate per terra. Potrebbe sembrare unʼovvietà, ma questa norma di tutela per la salute e per lʼambiente non sempre viene compresa, come dimostra il fatto che questi rifiuti sono stati trovati non solo per strada ma anche in mare.

Il WWF ci ricorda che:

Se anche solo l’1% delle mascherine venisse smaltito non correttamente e magari disperso in natura, questo si tradurrebbe in ben 10 milioni di mascherine al mese disperse nell’ambiente. Considerando che il peso di ogni mascherina è di circa 4 grammi questo comporterebbe la dispersione di oltre 40mila chilogrammi di plastica in natura: uno scenario pericoloso che va disinnescato.

Lʼorganizzazione francese no profit Opération Mer Propre, dopo aver analizzato i fondali della Costa Azzurra, ha lanciato lʼallarme: rischiamo di avere in mare più mascherine che meduse.

Alla luce di ciò, non possiamo sottovalutare lʼimportanza del corretto smaltimento di questi rifiuti.

Poiché si tratta di articoli potenzialmente infetti, le mascherine vanno buttate nella raccolta indifferenziata, in doppi sacchi ben chiusi, e al termine dellʼoperazione si dovrà provvedere a lavare le mani.

Nei luoghi di lavoro, il datore deve predisporre regole e procedure per indicare di non buttare le mascherine e i guanti al di fuori dei contenitori appositamente dedicati (che dovranno quindi essere presenti in posizioni chiaramente identificate, possibilmente vicino alle uscite o comunque in luoghi areati ma protetti dagli agenti atmosferici). Inoltre, prima della chiusura del sacco, il personale addetto deve spruzzarvi all’interno dei prodotti sanificanti.