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Contratto luce non residente: guida completa alle utenze di energia elettrica per le seconde case

Bolletta luce per residenti e non residenti: scopri le Differenze, le Imposte, come Riconoscere la bolletta da non residente, canone RAI e Voltura

Se sei tra i molti italiani che possiedono una seconda casa o un immobile non utilizzato come residenza principale, allora potresti avere familiarità o curiosità con la gestione del contratto luce per non residenti.

Quali sono le differenze tra i contratti di fornitura dell’energia per residenti e non residenti? Come identificare se la tua bolletta è classificata a uso domestico come non residente e quanto puoi aspettarti di pagare in più e come gestire l’intestazione e la voltura delle utenze senza residenza?

Proviamo a rispondere a tutte queste domande, per fare chiarezza su tutte quelle che sono le regole e le tariffe applicate, per gestire efficacemente le proprie spese energetiche e assicurarsi di pagare il giusto prezzo per i servizi utilizzati.

Qual è la differenza tra contratto luce per residente e non residente?

Con la riforma del 2017, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) ha iniziato un processo di semplificazione del sistema tariffario per la fornitura di energia elettrica a uso domestico non residente.

La transizione dalle tariffe D1, D2 e D3 alla tariffa unica TD ha portato un cambiamento significativo nei consumi energetici, che differenziavano i corrispettivi tariffari in base ai livelli di consumo e alla tipologia di utenza, residente o non residente.

Con l’introduzione della tariffa unica TD, questa suddivisione è stata superata. I consumi ora non sono più differenziati in base a scaglioni di consumo né tra utenza domestica residenti e non residenti. Questo significa che i costi per kilowattora non variano in relazione alla quantità di energia consumata.

Sulla differenza in bolletta luce residenti e non residenti, ora parliamo di:

  • TDR: tariffa domiciliare residenziale
  • TDNR: tariffa domiciliare non residenziale

La principale distinzione tra la bolletta luce residente o non residente riguarda l’uso effettivo dell’immobile come residenza principale o secondaria.

La Delibera ARERA 582/2015/R/eel, in particolare, applica la nuova tariffa TDNR per le utenze domestiche in bassa tensione degli utenti non residenti, portando significative modifiche ai costi fissi associati ai servizi di rete. Questi costi fissi coprono le spese di distribuzione e trasporto dell’energia elettrica e costituiscono una parte fondamentale della bolletta della luce.

Prima della riforma del 2017, le bollette luce per le seconde abitazioni prevedevano una progressività dei costi in base ai consumi, ovvero: all’aumentare dell’energia utilizzata, i costi associati aumentavano in modo proporzionale. Questo meccanismo rendeva le utenze non residenti sempre più costose in base alla quantità di elettricità consumata.

Con l’introduzione della tariffa TDNR, la dinamica è cambiata. Ora, i costi delle utenze fissi per la seconda casa e quelli variabili sono distinti: i primi rimangono costanti indipendentemente dai consumi, mentre i secondi sono calcolati in base all’effettivo consumo di energia.

Questo nuovo approccio riduce la penalizzazione per le bollette luce seconda casa con bassi consumi, poiché la parte variabile diventa sempre più bassa in termini relativi all’aumentare dei consumi.

Come riconoscere una bolletta da non residente?

Bolletta Utenza Domestica Non Residente

Riconoscere una bolletta da non residente è piuttosto semplice e ben specificato tra i dati presenti sul contratto di fornitura e su ogni fattura emessa.

La voce da controllare è quella relativa alla tipologia di contratto, che si trova tra le caratteristiche tecniche della bolletta stessa: qui viene indicato se si tratta di un’utenza domestica e, nel caso sia domestica, se si è registrati come residenti o non residenti.

La distinzione tra residenti e non residenti, basata sulla residenza anagrafica del titolare del contratto di fornitura, influisce sui costi della bolletta. Questa distinzione, quindi, è importante per determinare, in particolare, i corrispettivi relativi al trasporto e alla gestione del contatore, agli oneri di sistema e alle imposte. Leggi il nostro articolo per capire come leggere la bolletta della luce.

Quanto si paga in più sulle tariffe luce non residenti?

È indubbio che ci sia una differenza di costi dell’energia elettrica sulle tariffe luce seconda casa, che si riflette principalmente nei costi fissi annui e nella tariffa applicata per la parte variabile della bolletta.

In particolare:

  1. la quota fissa della bolletta per i clienti non residenti o seconda casa è stabilita a un costo annuo di circa 135 euro, indipendentemente dal consumo effettivo di energia elettrica. Questo importo è applicato anche alle abitazioni con un basso o nullo consumo elettrico
  2. per la parte variabile della bolletta, il costo per kWh è determinato liberamente dagli operatori attivi nel mercato libero dell’energia. Pertanto, è consigliabile confrontare le tariffe per la luce per i non residenti, concentrandosi sulla quota energia (espressa in euro per kWh)

Gestione delle bollette: qual è la differenza tra prima e seconda casa

Ricapitolando, la gestione delle bollette relative all’energia elettrica per prima e seconda casa presenta alcune differenze che riguardano principalmente l’imposizione fiscale e i costi associati alla fornitura di energia elettrica.

  1. Imposizione fiscale: le bollette per la prima casa includono il pagamento del canone RAI, l’imposta televisiva obbligatoria in Italia. Mentre, le seconde case sono esenti dal pagamento di questo tributo, pari a un risparmio annuo di circa 90 euro rispetto alle abitazioni di residenza.
  2. Costi fissi: le bollette per la seconda casa possono includere una quota fissa annuale indipendentemente dal consumo effettivo di energia elettrica. L’importo è stabilito a un livello uniforme per tutti i clienti non residenti, indipendentemente dalla quantità di energia utilizzata.
  3. Tariffe energetiche: le seconde abitazioni sono soggette a tariffe energetiche specifiche per i non residenti, che possono essere influenzate da diversi fattori, tra cui la fascia di consumo e le condizioni contrattuali con il fornitore.
  4. Gestione contrattuale: La gestione del contratto può comportare procedure diverse. Ad esempio, potrebbe essere necessario modificare il contratto esistente per indicare che si tratta di un’utenza non residente, il che ha un’influenza sui termini e le condizioni contrattuali applicabili.

Canone Rai per i non residenti: va pagato?

Ecco una buona notizia! Le utenze non residenti sono esenti dal pagamento del canone RAI. Quindi, no, non va pagato.

Mentre nelle bollette delle utenze domestiche residenti è incluso il contributo obbligatorio per il canone RAI, per le utenze non residenti questo costo non è previsto. Le seconde case sono infatti esenti dal pagamento della tassa televisiva, offrendo una voce di risparmio rispetto alle utenze per gli immobili di residenza.

Intestazione utente per non residenti, come fare

Innanzitutto va detto che sì, è possibile per legge intestare le utenze anche quando non si ha la residenza all’interno di un’abitazione.

Questa possibilità, però, comporta alcune differenze significative nei costi fissi delle bollette energetiche. In particolare, l’intestazione di utenze senza residenza per l’elettricità, come abbiamo già avuto modo di spiegare nel dettaglio, comporta un aggravio sui costi fissi, dall’introduzione della tariffa unica TDNR, che prevede una quota fissa annua indipendente dal consumo.

Quindi, se da un lato la norma legislativa permette senza alcun vincolo questa opzione, l’unico limite da valutare può essere quello della convenienza economica.

Come si modifica il contratto delle bollette per residenti e non residenti?

Anche senza bisogno di spostare la propria residenza, è necessario prevedere il cambio di intestazione delle utenze in caso di acquisto di un immobile o di locazione.

Per modificare il contratto delle bollette dalle residenziali a quelle non residenziali e viceversa, si seguono queste due strade:

  1. da residente a non residente
  2. da non residente a residente

Indipendentemente da quale sia la situazione di origine e la natura del cambiamento, ciò che va fatto è: Contattare il proprio fornitore di energia elettrica o gas e richiedere la modifica del contratto da residenziale a non residenziale (o viceversa). Sarà necessario fornire la documentazione richiesta dal fornitore, che potrebbe includere la dichiarazione di residenza o non residenza e altri documenti identificativi.

Come fare una voltura senza residenza

Con la voltura è possibile trasferire il contratto delle bollette da un utente residente a uno non residente. Ed è sufficiente seguire questi passaggi:

  1. Contattare il fornitore di energia
  2. Presentare la documentazione richiesta
  3. Compilare dei moduli con alcune informazioni
  4. Firmare dei documenti
  5. Verificare e conferma la voltura del contratto
  6. Comunicare l’avvenuta voltura e il trasferimento del contratto a entrambe le parti

In base alle condizioni specifiche dell’utenza e delle necessità dell’intestatario del contratto, si può optare per due soluzioni:

  • Voltura: quando l’utenza è attiva e si desidera semplicemente cambiare l’intestatario del contratto, mantenendo la fornitura operativa. Questo processo è più rapido e conveniente dal punto di vista dei costi rispetto al subentro. Inoltre, da novembre 2021, è possibile effettuare la voltura cambiando anche il fornitore dell’energia contemporaneamente.
  • Subentro: è la scelta appropriata quando il contatore è già chiuso e non c’è una fornitura operativa presente. In questo caso, è necessario avviare una nuova fornitura di energia elettrica o gas, sostituendo completamente l’intestatario del contratto precedente.

Qual è la differenza tra le bollette del gas per residenti e non residenti?

Dopo aver approfondito tutto ciò che riguarda le forniture domestiche elettriche, vale la pena chiudere spiegando brevemente quale differenza c’è, invece, tra le bollette del gas, sempre in relazione a residente e non residente nell’immobile.

Nelle bollette del gas per le seconde case non residenti, l’Autorità non applica alcuna differenziazione nei costi fissi in base alla residenza dell’intestatario delle utenze domestiche. Ciò significa che la bolletta del gas per i non residenti è sostanzialmente simile a quella dei residenti, con alcune eccezioni legate alla diversa posizione geografica del secondo immobile rispetto alla prima casa.

Analogamente alla bolletta della luce, infatti, anche quella del gas prevede due tipologie di costi: fissi, pagati da tutti gli utenti, e variabili, legati ai consumi energetici. Per le utenze del gas, l’Autorità tiene conto di 6 diverse zone climatiche in Italia, che differiscono per altitudine e condizioni climatiche. Queste zone sono determinate in base alle temperature medie annue e al numero di giorni in cui viene acceso il riscaldamento.

Di fatto, sulle utenze del gas, non c’è un aumento imputabile alla residenza dell’intestatario della bolletta.

 

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