Informazione per il lettore: questa è un’intervista corale. Non troverete virgolettati di singole persone, ma le opinioni espresse da un gruppo di lavoro di ricerca. 

Dopo la presentazione del World Energy Outlook, la pubblicazione dell’IEA (the International Energy Agency) che affronta il tema dello sviluppo del sistema energetico globale nei prossimi decenni, analizziamo l’impatto del Covid sull’auspicata economia sostenibile in compagnia di tre ricercatori dell’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Ecco i loro nomi: Alessandro Federici, Michele Preziosi e Corinna Viola

Intervista ai ricercatori dell’Enea

Qual è l’impatto sul clima della pandemia di Covid-19 a livello globale? 

«La pandemia di Covid-19 ci ha mostrato quanto l’uomo sia strettamente collegato e dipendente dai sistemi naturali. Da un lato, il suo benessere dipende dal soddisfacimento di alcune esigenze fondamentali per condurre una vita dignitosa (cibo, acqua, assistenza sanitaria di base, istruzione, libertà di espressione, partecipazione politica e sicurezza personale); dall’altro, il funzionamento di una società moderna è condizionato totalmente dall’energia. Alimentazione, acqua potabile, comfort delle abitazioni, istruzione, salute, trasporti e servizi di intrattenimento; la fornitura di tutti i principali servizi richiede energia. L’ideale sarebbe riuscire a soddisfare i nostri bisogni senza sfruttare eccessivamente le risorse naturali». 

Quali saranno le principali ripercussioni sugli investimenti e obiettivi di decarbonizzazione del pianeta? 

«Quest’anno la recessione economica dovuta alla pandemia porterà ad una netta riduzione delle emissioni: il calo previsto per il 2020 dalla Agenzia internazionale dell’energia, pari a 2,4 miliardi tonnellate di CO2, riporterebbe le emissioni annuali ai livelli di dieci anni fa. Ciò rappresenterà letteralmente una boccata di ossigeno per l’ecosistema globale. I benefici, però, saranno solo temporanei perché, ovviamente, la bassa crescita economica non può costituire una strategia per la decarbonizzazione del pianeta e servirebbe solo a impoverire ulteriormente gli strati più deboli e vulnerabili della popolazione. Con la ripresa economica torneranno a crescere anche le emissioni: la sfida sarà quella di evitare un “rimbalzo” tale da vanificare parte degli sforzi finora profusi per la lotta ai cambiamenti climatici».

Si possono fare delle stime?  

«Secondo la Agenzia internazionale dell’energia gli investimenti energetici caleranno del 18% nel 2020. L’incertezza sulla durata della pandemia, sui suoi impatti economici e sociali e sulle risposte da parte dei governi apre ad un’ampia gamma di scenari. È troppo presto per dire se la crisi odierna rappresenta una battuta d’arresto per gli sforzi volti a realizzare un sistema energetico più sicuro e sostenibile, ma è un dato di fatto che efficienza energetica ed energie rinnovabili sono cresciute senza sosta negli ultimi anni, con il solare al centro delle tecnologie per la generazione di elettricità e delle strategie future di sviluppo sostenibile».  

Quali  gli impatti in Italia? 

«Il blocco dell’attività produttiva non ha tardato a manifestare i suoi effetti sull’economia reale. Nel primo trimestre 2020 il prodotto interno lordo si è ridotto di oltre il 5% rispetto allo stesso trimestre del 2019, per la decisa frenata delle attività produttive non essenziali a marzo, che si stima abbia ridotto la produzione industriale di oltre il 20% rispetto al mese precedente, riportando l’indice sui livelli di marzo 1978. A questo si è aggiunta la limitazione degli spostamenti, che ha più che dimezzato il traffico su rete stradale e autostradale (-55% a marzo). Sulla base delle previsioni elaborate da Istat e Banca d’Italia, è stata effettuata una valutazione preliminare degli effetti della pandemia sui consumi energetici nazionali: la riduzione stimata dei consumi energetici finali tra il 2019 e il 2020 è attesa tra il 7 e l’11%».

Come il lockdown ha migliorato, se lo ha migliorato, il nostro rapporto con il valore energetico delle nostre abitazioni? 

«Il Covid ci ha costretto a stare in casa e l’abitazione è diventata, oltre che luogo familiare, anche un luogo di sicurezza dalle situazioni esterne, di lavoro e di studio. Ecco allora che per una ripresa economica green è necessaria anche una maggiore consapevolezza dei benefici che un immobile con elevata performance energetica può apportare non solo in termini di risparmi sulla bolletta energetica e di aumento di valore dell’immobile, ma anche di migliore qualità dell’aria interna dell’abitazione, quindi di benefici anche per la salute degli occupanti. Una maggiore consapevolezza in tal senso può quindi supportare quel cambiamento radicale osservato negli investimenti nell’energia pulita, rappresentando anche per l’Italia un’opportunità per la ripresa economica post-pandemia, un approccio win-win in grado di creare posti di lavoro e ridurre le emissioni inquinanti al tempo stesso». 

Quali sono gli strumenti a disposizione per cogliere queste opportunità? 

«La Commissione europea il 27 maggio ha ufficializzato il “Repair and Prepare for the Next Generation EU”, uno strumento di emergenza del valore di 750 miliardi fino al 2022, che dovrà rendere l’UE più verde, digitale e resiliente. Il Next Generation UE riserva grande spazio al settore degli edifici e al tema dell’efficienza energetica, riconoscendo ad entrambi un ruolo importante nella crescita economica, nella lotta al cambiamento climatico e al contrasto alla povertà energetica, garantendo nuovi posti di lavoro ed edifici che siano un luogo di vita e di lavoro più sani ed accessibili a tutti». 

Quanto inciderà l’adesione al superbonus 110% introdotto dal decreto Rilancio?

«Il Superbonus, che si aggiunge agli incentivi già presenti per la riqualificazione energetica degli edifici e per la riduzione del rischio sismico, è un importante strumento per mantenere elevato il livello di investimenti nel settore dell’efficienza energetica, garantendo simultaneamente la crescita e il mantenimento dell’indotto e dei posti di lavoro nel settore e, al tempo stesso, continuando il percorso nazionale verso la riduzione dei consumi energetici, il cui obiettivo è diminuire il fabbisogno di energia primarie del 32,5% entro il 2030». 

Anche per questo motivo, Federici, Preziosi e Viola consigliano di approfondire il tema con la lettura del nono Rapporto annuale sull’efficienzia energetica.