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Earthship: come sono realizzate e come funzionano le case passive?

Le Earthship, conosciute anche come “navi della terra”, sono delle abitazioni costruite interamente con materiali di scarto, con l’obiettivo di essere totalmente autosufficienti per raggiungere l’indipendenza idrica ed energetica.

Inoltre, sono definite “case passive” perché progettate con un sistema di ventilazione naturale che permette di rinunciare agli impianti tradizionali di riscaldamento e raffreddamento.

Ciò è possibile grazie alla modalità con cui sono edificate:

  • il lato esposto a nord, d’abitudine, è fabbricato con pneumatici e terra, così da trattenere il calore nelle ore diurne e rilasciarlo di notte;
  • il lato orientato a sud è di solito formato da ampie vetrate che, fungendo da cuscinetto termico rispetto alle stanze più interne, regolano la temperatura degli ambienti e la mantengono costante.

Chi ha creato la prima Earthship?

La prima testimonianza di casa ecocompatibile risale al 1972: è la Thumb House di Taos, in New Mexico. Il suo architetto, Michael Reynolds, ebbe l’idea rivoluzionaria di realizzare delle soluzioni abitative sostenibili grazie al riuso di materiali di scarto.

Questa particolare modalità di progettazione è diventata la sua cifra distintiva, tanto da creare negli anni una vera e propria filosofia di vita (e di successo).

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I 6 principi delle Earthship

Per dare vita a una Earthship che possa davvero definirsi tale, è importante seguire i principi fondamentali alla base di questo modello ecologico che strizza l’occhio all’economia circolare:

  1. Utilizzare materiali naturali e di riciclo: per la costruzione si ricorre a elementi di scarto come copertoni, vetri, lattine, bottiglie di plastica.
  2. Puntare all’efficienza energetica: grazie alla loro peculiare struttura architettonica, le “case nave” garantiscono un buon isolamento e comfort termico senza che sia per forza necessario il ricorso a impianti di climatizzazione.
  3. Sfruttare le energie rinnovabili: per garantire il funzionamento dei dispositivi elettrici si produce energia pulita sfruttando risorse naturali come sole e vento.
  4. Raccogliere neve e acqua piovana: per disporre di sufficienti riserve idriche si raccoglie l’acqua delle precipitazioni, che viene immagazzinata e filtrata per essere pronta all’uso domestico.
  5. Non sprecare nemmeno una goccia d’acqua: per essere totalmente autosufficienti si utilizzano anche le acque grigie che, grazie a un apposito sistema di ripulitura, sono nuovamente impiegate per innaffiare orto e fiori.
  6. Produrre cibo a km, anzi, metro zero: in queste abitazioni la presenza di piante non è lasciata al caso, soprattutto se sono commestibili. Grazie alle tecniche idroponiche è possibile sfruttare gli spazi verticali per coltivare frutta e ortaggi in vasi sospesi.

Dove si trovano le Earthship? Esistono in Italia?

Nel corso degli anni questo modello abitativo ha preso sempre più piede, tanto che ora si contano vari esempi in diverse parti del Mondo.

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Oltre al prototipo di Taos, esistono altri esempi in Argentina, in una delle località più a sud del mondo, dove è stata realizzata la Earthship Tol-Haru, in Inghilterra, a Brighton e a Ger, in Francia.

E in Italia? Per ora nel nostro Paese non si riscontrano esempi di questo tipo, soprattutto per una serie di limitazioni di tipo legislativo che impediscono l’edificazione di una casa seguendo esclusivamente i principi delle Earthship.